Un saluto particolare
Mi sono trasferita da Milano a San Donato che ero una bambina. L'utlima curva di via Kennedy era ancora in costruizione e di fianco al mio palazzo, quello al civico 26, solo le fondamenta di altre case in costruzione. Dal fondo della via solo i campi.
La mia scuola media era quella di Via Agadir, nella mitica sezione A.
Potessi farlo, abbraccerei la Professoressa Arietti, la donna che, dopo mio padre, mi ha fatto tanto amare la letteratura. Ricordo ancora tutti i libri che leggevamo in classe, il loro profumo e l'entusiasmo che infondeva nel raccontare i personaggi e le vicende. Grazie a lei ho avuto il coraggio di iniziare a scrivere anch'io e ritagliarmi un piccolissimo posto fra gli scrittori dilettanti.
Giocavo in cortile con i miei amici vicini di casa ma il “cuore” dei miei giorni erano i negozi di Via Alfonsine dove le “Compagnie” si riunivano, dove si parlava e giocava, dove ci si innamorava per la prima volta.
Si stava fuori fino a tardi, d'estate tanto non c'era pericolo. Si sapeva di dover rientrare ad una data ora e non c'erano i cellulari per controllarti. C'erano le cabine telefoniche a gettone, quelle che con un sistema strano potevi telefonare anche senza pagare, c'erano le feste allla "Cimice", la soffitta del gigantino di Viale De Gasperi.
C'era la benedizione delle biciclette in Piazza Santa Barbara, i gavettoni, i tuffi nella piscina all'aperto “piccola e gelata” della Snam.
C'erano “quelli di Bolgiano”, quelli “dei Negozi”, quelli di “Via Fermi”, eravamo divisi in quartieri, più o meno chic. Quelli che avevano la Vespa, quelli che avevano il Ciao e quelli che avevano solo la bicicletta... questo faceva la differenza sociale, ma si era comunque uniti quasi avessimo avuto la colla addosso. Eravamo una forza.
Chi poi ha fatto il liceo qui e chi ha preferito fare il grande salto ed andare a Milano. Io sono uno di questi studenti.
San Donato mi è cresciuta poco alla volta sotto agli occhi. La gente è cambiata ma il suo cuore è sempre rimasto uguale (devo dire anche grazie a quelli che come me hanno sempre avuto le radici ben piantate in questa strana terra, come te Signor Sindaco...) e solo chi ha vissuto a lungo per i viali di questo paese può rendersene conto ed amarlo così tanto.
Poi è nata mia figlia, a Melegnano (chissà quando i bimbi potranno nascere a San Donato?...) e la storia si è ripetuta... fino al suo secondo figlio.
Ecco... ora è il momento che me ne vada anch'io. Cambio residenza, vado altrove.
Il nuovo comune è molto bello, mi piace e sono sicura mi torverò bene, ma non potevo andar via senza prima salutare, con un certo magone, quello che ritengo sia davvero il “mio” paese, il mio nido, la mano che mi ha stretta ed accompagnata da allora fino ad oggi ed ancora ringraziarlo per essere stato la mia casa, la mia scuola, la mia quotidianità, la mia familiarità, la mia crescita.
Grazie per le tue vie San Donato, per i tuoi negozi, il tuo verde e la tua gente. Grazie per la tua atmosfera che solo una che ci ha vissuto 40 anni sa riconoscere e mentre lo scrive, si commuove.
Mi mancherai... molto.
Addio
Commenti
Un sorriso per la nuova settimana.
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Sì,S.D. é un bel sito dell'interland milanese...oserei dire a componente operaia, meridionalizzato dalla massiccia presenza di immigrati del sud - ma qualcuno li chiama terroni, che ignorante - sapremo un giorno dove vai a stare? ecc.ecc.
Il tuo post é in stile sentiment-barocco; mi piace come descrivi le tue esperienze di cittadina...buon canbiamento.
eros...
Non so se il sindaco risponderà....ma dopo tutto siamo compagni di classe e lui come me è uno "sotrico" di S.D.
Non direi che S.D. è a componente operaia. E' piuttosto la "casa" dell'ENI e come tale, il 60% delle persone è impiegata, il 10% lavora all'estero sempre per conto di "mamma ENI" ed il restante 30% è popolazione varia. Di tutti questi non so quanti siano meridionali :o))
Grazie delle parole!
Joh
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Bella la dedica affettiva e d'amore che fai a S.Donato Milanese per quanto ti ha dato e ad esso hai dato.
Tuttavia la vita é in continuo movimento e con essa cambiamo noi stessi...quando si é costretti a lasciare le cose che per tanti anni ci hanno fatto compagnia, ci hanno dato un riparo e che con esse abbiamo condiviso tutto, si innesca una certa tristezza; ma bisogna andare avanti poiché un cambiamento segna un nuovo traguuardo, una nuova sfida ecc.
Non mi resta che augurarti felicità e nuovi orizzonti quotidiani.
Si, sentivo di dover lasciare un saluto al posto che mi ha vista crescere.Ora è tempo di cambiare. Solo paese... io forse cambierò di conseguenza, chi lo sà!
Un abbraccio
Joh
Uriel
Il passato è ciò che può rendere fragile o forte la costruzione del futuro. Io ho dei ricordi vivi della mia vita che serbo dentro di me e che mi accompagnano discretamente. E' quello che "sono" ora che conta. Il futuro non ha senso... è già qui.
Grazie del tuo pensiero che è sempre con me.
Joh