Il Natale è un periodo strano. Restiamo quasi estranei a questo evento pensando che tutto sommato è un giorno come un'altro. E' vero. Man mano che gli anni passano e non ci troviamo più a vivere la leggerezza del nostro esser bambini, questo giorno cambia di sapore. Non ci stupiamo più e non abbiamo più l'apprensione dell'arrivo di qualcuno, chiunque esso sia, che ci porta regali di nascosto sotto l'albero. A tratti riviviamo quest'atmosfera quando veniamo coinvolti dai sorrisi dei bambini e dalla loro sorpresa nella mattina di natale, mentre ancora caldi dal sonno, corrono a piedi nudi per vedere se qualcuno si è ricordato di loro ed ha lasciato i doni li.. .proprio sotto l'albero... lì dove loro si aspettavano che fossero. Eppure... Eppure... Quando ci capita di camminare di notte, per le piccole viuzze di qualche cittadina ma anche in qualche grande città. Quando le luci calde delle decorazioni rischiarano la notte, quando gli alberi addobbati ci fa
Non so cos'abbia di diverso nel mio aspetto ora, ma quello che avverto è la sensazione di un cambiamento profondo, come di un alone rosso fuoco che mi abbraccia e mi rende consapevole di ciò che sono. Mi sento forte, mi sento uragano, mi sento vulcano aperto al mondo. Ieri pomeriggio mi trovavo fuori in giardino. Non era nemmeno tanto tiepida l'aria ed avevo anche un pò freddo. Ad un certo punto arriva una signora di una certa età, direi fra i settanta e gli ottant'anni, carica di libri, giornali e fogli che le uscivano scomposti dalle braccia. Uno strano cappello di maglia in testa a coprirle i capelli raccolti in una piccola crocchia rotonda. Mi guarda e mi chiede di scambiare due parole in merito al seminario scientifico appena concluso. Le sorrido un pò imbarazzata, non capisco proprio cosa voglia da me ma le annuisco in segno di approvazione. La signora si presenta dicendomi di essere una docente di Neuroscienze ed inzia un'invettiva, moderata ma molto ben motivat
Era una terra di confine. Un luogo dove la luna teneva per mano la coda delle nuvole per non farle scappare dietro alle colline. Il soffio del vento scuoteva le cime degli alberi con lenta e ritmica meticolosità, per non spaventare le foglie e farle cadere in terra. L’umidità della notte si alzava dai prati scuri, densa, palpabile, stesa come un mantello d’argento. Il silenzio era spezzato di tanto in tanto solo dal fischio della civetta a richiamare la propria vittima nel suo volo leggero sopra ai tetti delle case nel loro lungo sonno inquieto. Il lento scorrere del fiume dettava il confine fra il sogno e la realtà nella sua lenta ed inesorabile discesa verso il nulla. L’odore dell’acqua, pungente e fredda, entrava in ogni piccolo anfratto, teneramente abbracciato dai raggi lunari, oscura sorella di questa magica notte d’estate. Un paese che dorme, i sogni della gente dispersi fra le lenzuola sgualcite dal sudore nel profondo riposo di chi non ha che poche speranze, da contare sulle d
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Un sorriso per la giornata.
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Era giusto ringraziare chi mi segue... anche di nascosto :o))
Joh