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Visualizzazione dei post da 2011

per questo Natale non ho bisogno di nulla...

Non mi manca nulla, nemmeno questo Natale. Ho una casa in un posto che ho iniziato ad amare e che ora non lascerei se non per andare verso una campagna lontano dal resto del mondo. Ho persone accanto che amo, che stimo e che mi fanno sentire protetta. Ho la libertà di essere ciò che voglio senza sentirmi in difetto nel pensiero e nel corpo. Sto imparando a condividere amore in cambio di amore. Ho un lavoro, posso permettermi qualcosa ogni tanto ma ciò che desidero è davvero ben poco. Ho comprato degli oggetti per questo Natale. Li ho messi in un angolo della mia casa. Poche cose, soprattutto giocattoli. La magia di questi giorni non deve cessare di vivere e mi sto impegnando affinchè ciò non accada. Vorrei cori di musica sacra, campanelli che suonano e ceppi che scaldano dentro ai camini. Vorrei il silenzio che il manto di neve produce di notte in montagna, il profumo dei boschi ed il fumare dei camini sui tetti. Questo è solo un ricordo infantile ma conto di far vivere questi momenti

Io credo nelle fate!

E' il tempo che passa, ed ha il colore del melograno. I frutti si sgranano nelle tue mani ed il sapore è mischiato al dolce dei tuoi ricordi. Piccole mani ed occhi che si spalancano al mistero di questi racconti, un pò titubanti, perchè è un dolce fremere al buio. Inseguo le ombre che sanno di abbracci, poichè nulla al mondo è più caro del ricordo che in essi è racchiuso. Verde brillante è il colore del mare in tempesta che sferza indecente il passare del tempo. Piccoli uomini e donne sgambettano a ritmo di musica e rapiti dai suoni rivivono le immagini dei loro racconti. Fate e pirati che guardano il buio della platea mentre ognuno di loro è convinto di esser chiamato dentro la scena. Il sogno, la fiaba, è entrata anche dentro di me... ed il calore del sogno sà di zucchero a velo. E la realtà di una mano che stringe la tua, sa di panna e vaniglia mentre tu stai dormendo. Il tempo ha espanso i confini, che forse mai ci son stati, ed ha abbracciato l'intero futuro, chiamando all

Giuda

Mi avete presa, mi avete comprata per quattro soldi. Mi avete buttata in un angolo e derisa. Mi avete tolto la dignità, strappato le vesti di dosso. Mi avete fatto credere di essere capace, di essere parte di un genere unico... quello umano. Mi avete alzata di qualche centimetro, ma solo perchè mi avete messo un paio di tacchi. Mi avete incollata sulle pareti delle case, sui tram e sulle pagine dei giornali. Mi avete visto nascere in una terra che credevo esser la patria della cultura, dell'arte e della filosofia. La stessa terra che ha visto crescere gli spiriti liberi dei geni e degli artisti. Quella stessa terra dalla quale hanno origine i fiori più belli ed i frutti più dolci. La terra che ha inneggiato alle bandiere libere, che ha parlato e gridato la propria indipendenza. La patria del pensiero, della rivolta giovanile e delle battaglie per i diritti umani. Mi avete sentito gridare nelle piazze la mia voglia di essere libera, nel corpo e nella mente. Non più schiava ma capa

Oggi non scrivo per me

Oggi non scrivo per me, scrivo per lasciarti addosso l'impronta della mia mano. Per aver sentito quello che le tue parole non riescono a dire. Scrivo per una vita irrequieta, fatta di doveri e di spazi ristretti dove la fantasia si scioglie e si amplifica in frasi di carta, colori, materia che si trasforma. Ho letto abbastanza di te per provare un certo senso d'orgoglio, quando ti metti alla prova senza risparmio, talvolta prendendo la mira, talvolta chiudendo i tuoi occhi, abbandonato ad una forza che è raro trovare. Molteplici le contrapposizioni convivono in te e ti plasmano nella persona che sei. Fantasma dell'opera, artefice di cento progetti, non vuoi esser chiamato per nome, un inno di sobrio riservo. Fai, ti dedichi, ascolti partecipando alla vita degli altri quasi nascosto nell'ombra, in mano le redini che salde trattieni per non creare dolore e sbagliare, condottiero senza medaglie al valore. Ma ci sono i giorni in cui sento un sordo e lontano rumore

Un angolo di paradiso

C'è un posto che sta radicando in me, al confine fra il cuore e la mente, dove il silenzio mi avvolge, mi parla, mi abbraccia. Ne sento il calore e la protezione. Ne inspiro il fascino e la tranquillità. Percorro le strade assolate senza cercare riparo. Non temo le ombre, nè l'oscurità degli angoli remoti. Mi sorprendo dell'erba, di una foglia che cade e del vento caldo che mi scompiglia i capelli e mi rinfresca l'anima. I colori intensi dell'estate si imprimono densamente negli occhi, lacrime dolci scivolano assieme al lento scorrere del fiume. Non più l'impeto spumeggiante del torrente in piena ma un lento e morbido scivolare, sereno, tranquillo, affascinata dal suo torbido brillare. Nuove sensazioni mi accompagnano in questa vita ripresa e ricominciata. Una dopo l'altra le immagini hanno velocità differenti. Non più scosse al cuore o turbini di vento, ma piccole diapositive, cortometraggi senza quasi il sonoro, che tanto parola non serve. E' il cuore

Nel vuoto

I tunnel appaiono diversi, a seconda della prospettiva in cui ti stai trovando. Se sei dentro, ti conforta la luce che intravedi seppur in lontananza. Se invece stai per varcarne quella soglia, devi solo fare i conti con il tuo spirito d'avventura e con la forza che hai. Forze... energia... boccate d'aria. Capita che quando hai sorriso troppo alla vita, lei, in qualche maniera ti riporti alla realtà. Spesso picchiettandoti sulla spalla per farti girare, altrettanto spesso colpendoti con un pò più di violenza. Un senso di precarietà, una nausea leggera ed un pò di paura del vuoto. Conosci bene la sensazione e sai che è solo attraversando quel buio non ne avrai più paura. Quello che invece ti lascia col sospiro in sospeso è attendere senza poter fare nulla. Impotenza assoluta. Un limbo, un attesa, l'essere incerta di un domani sereno. Nemmeno il gusto di un piccolo assaggio. La bocca ed i sensi ad assaporarne l'aroma. Niente. La gola secca, ad aspettare, quasi a

A parte tutto

A parte tutto, la vita è davvero incerta. Credi nella tua onnipotenza, credi di essere invincibile. Accumuli tutto quello che ti è possibile. Come una formica. Una cicala almeno, per quel poco, se la gode la vita. Sistemi la tua famiglia. Sistemi gli amici. Sistemi casa come fosse una cassaforte. Tutto chiuso. Meglio non vedere cosa c'è dentro. Viaggi per il mondo? No. Viaggi solo dove sono i tuoi interessi, assieme ai tuoi cari vecchi amici. Quelli che da anni lavorano con te, prefiggendosi lo stesso traguardo. Quale? I soldi. Motore unico e senza avversari. Una manciata di denaro. Una cascata di denaro. Tutto attorno riluccica . Le porte, i tappeti, le scale. Metri, chilometri di velluto ti attutiscono il passo. Tutti i giorni. La stessa vita. Ma tu hai il potere. Quello che ti è stato concesso fra una partita a briscola e l'altra, con la stessa comune terra nei piedi. Un prete ed un ladro, mano per mano, l'uno con l'altro. Denaro, potere, sentore di immortalità. Le

Riflessioni

Riflettere, specchiarsi, lasciare che le immagini ed i colori riempiano la mia vita. Una tavolozza di infinite sfumature, colate di tiepidi toni e forti tinte guizzanti. La morbida crema cromatica si spalma e si stende, lasciando profonde e sinuose orme sul mio lento cammino. Scie vellutate di rosso e di giallo si mischiano al mio passo silente. Scorre la vita e scorrono i suoni delle parole che si sciolgono al caldo delle pareti rifrante nell'acqua. Profumi, odori selvatici ed intense folate d'aria salmastra. Occhi indiscreti si affacciano dalle finestre e ti osservano, straniera in un quadro marino. Lenta l'acqua che scorre non tiene il tuo ritmo. Fermati e lasciati all'onda che cerca la sponda perfetta per finire il suo ultimo dolce tragitto. Mi sento goccia di mare e colore in un quadro, un disegno di una tela infinita. Oggi dipingo qualche scena della mia vita ma è un soggetto che non può esser fermato in un immagine sola. Dipingo ed il quadro prende form

Un attimo di silenzio

Solo un pò di riposo. Qualche giorno... Un abbraccio a tutti Joh

tasse, dazi, risarcimenti

Non si finisce mai di pagare. La vita ti chiede sempre il risarcimento dei danni che hai fatto. Quando credi di aver reso mille, ti viene chiesto mille e uno, a volte anche duemila. I debito non si estingue mai. Vita usuraia... E tu paghi. Paghi per senso di colpa, per amore, per poter ridare il sorriso. Paghi per non sentirti in difetto. Paghi anche quando ti chiedi perchè dovresti ancora pagare. Non è il denaro che ti viene estorto. E' l'anima, il corpo, il sentimento. Tutto insieme, senza sconti. Ritorna ciò che hai tolto, senza appello, colpevole di aver troppo amato o forse hai creduto di farlo, ma non era abbastanza. Ti poni domande, cerchi di comprendere nel ghiaccio delle parole che ti tagliano il cuore. Ma non ci sono risposte. Tu paga, taci, non hai diritto di replica. Alla fine del giorno che credevi di sole, il conto sul tavolo ha una cifra che pesa, insostenibile , oltre ogni limite dell'umana decenza. Inutile chiedersi come, perchè tanto rancore. Non

L'Arte è libertà di pensiero

... solo un omaggio alla libertà Libertà

Non esistono i traguardi - 20 Giugno 1961 -

La sensazione è strana. Alcuni di voi ci sono passati, altri ci passeranno fra un pò più di tempo. E' il giorno della svolta, del giro di boa. E' il giorno di un compleanno a metà fra il traguardo ed il declino. Certo una lo prende con filosofia: il tempo non si ferma ad aspettare nessuno. Ma se mi metto a considerare i giorni che sono passati, i momenti vissuti, le ore, le fasi trascorse della mia vita... allora merita che io mi fermi a pensarci qualche momento di più. Ho un cestino pieno di "grazie" da consegnare, partendo dal mio primo giorno di vita a quest'istante preciso. Nel bene o nel male devo poter ringraziare tutti quelli che mi hanno tenuta per mano, che mi hanno sorretta ed amata o che si sono fermati anche solo a parlare per qualche ora, in qualche momento, da qualche parte del mondo con me. La mia famiglia prima di tutto. Mia madre e mio padre che mi hanno guidata, educata, consigliata e se necessario sgridata. La stessa famiglia

Se io potessi ancora

Se io potessi ancora una volta ti terrei la mano, la sentirei forte nella mia e saprei che la tua stretta non si allenterà mai. Mi lascerei abbracciare, e sentirei ancora il tuo profumo intenso, le mie spalle strette a te e l'abbandono dolce al sonno. Ti sentirei parlare, delle cose che amo, scherzando, ridendo di me, portandomi oltre con la mente e fermandomi sulle cose importanti. Ti ascolterei di più. Ti chiederei, delle tue paure, dei tuoi interessi, dei tuoi desideri. Ma queste sono cose che i figli non fanno. Sarei più curiosa di sapere di te. Starei più attenta, alle tue sofferenze ed ai tuoi sorrisi. Ti chiamerei e ti racconterei più spesso di me, appagando il tuo esser curioso. Ti terrei informato più informato di me. Ti ringrazierei , ad alta voce, senza timori, per avermi aiutato anche quando non mi sarebbe servito. Ti inviterei a varcare la mia soglia di casa e ti farei sedere a cenare con me. Ti combatterei di più ed avrei meno paura di te, porterei avanti le mie idee

Alla fine di un lungo percorso

Mi sono fermata, finalmente, alla fine di un lungo cammino. Resto a guardare, spettatrice di un opera intera, il risultato ottenuto . I colori, gli spazi, il biancore, il buio e la luce. Tutto mi appare chiaro e nitido come un intenso dipinto, dove una mano d'artista ha posato il colore, ha aggiunto dettagli e dato luce ad una tela che sembrava non avesse spazi per nuovi disegni. Lunghe e faticose mattine d'inverno, le mie mani ancora hanno tracce di intonaco e polvere. E poi ancora sentire l'odore del legno sbriciolarsi alla carta vetrata, passaggio dopo passaggio, fino a renderne l'anima pura e lucente. Riverberi d'ombre e di luci ed acqua che scende dagli occhi, fra lo zucchero e il sale, in una malgama densa e sensibile ai cambiamenti del tempo. Vedere con quanta fatica il risultato finale è arrivato, riempirmi dal cuore fin dentro la mente. Sonate al chiaro di luna e venti d'estate s'infrangono contro di me, portandomi in braccio, in un incre

Nell'attesa ... mi sto dimenticando

Come descrivere certe sensazioni? In galleggiamento, a fil d'acqua, un pò alla deriva ed un pò verso la terra ferma. Sopita, in attesa di un risveglio. Il silenzio ovunque, come se l'acqua volesse proteggerti da rumori molesti, come poco prima di nascere, cullata, dormiente, ma pronta e consapevole del mio prossimo risveglio. Carente di parole. I pensieri non si lasciano intrappolare sui fogli di carta e la voglia di scrivere viene a mancare. Preferisco il silenzio. Non so come sarà dopo che avrò aperto gli occhi. Non so cosa mi aspetterà oltre il portone di legno. Dove sarà il mio posto? Dove sarò io? In questo momento, un pò crisalide dentro al mio bozzolo, cerco di non muovermi molto per non strappare i fili che mi stanno avvolgendo. Sento le ali crescere, avverto chiaro il cambiamento. Ma è sottile, palpabile, la tensione che avverto. Ecco perchè non mi muovo. Ecco perchè parlo poco. Ho paura. Sarà il mio primo giorno di scuola, il mio primo passo da sola oltre il ca

Un omaggio alla pace, al lavoro e ad una civile libertà

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Non c'è pietà per nessuno

Ecco quello che siamo: siamo un popolo di martiri. Un piccolo popolo, senza patria, nascosto dietro le dune di sabbia o negli anfratti delle boscaglie. Persone invisibili, senza nome. Un nome che si manifesta all'alba del giorno dopo, quando ormai è troppo tardi. Ed i tuoi fratelli gridano "all'orrore!". Gli stessi fratelli che per anni non sapevano nemmeno quale fosse il tuo pensiero, gli stessi fratelli che oggi rimpiangono di non averti conosciuto. Io per prima. Quella gente che, fissa davanti agli schermi colorati, una bottiglia di birra in mano, fanno lo slalom fra cosce di ragazze e reality show. Questo siamo: un popolo di cartapesta. Paghi delle nostre belle case, delle nostre auto potenti e dei nostri debiti, purchè si possa apparire ciò che non siamo. Eppure hai un fratello, quello che non hai mai conosciuto, che si alza al mattino e spera che il bambino che ha soccorso ieri fra la polvere possa ancora avere un futuro. Quello che ha lasciato tutto p

Le tracce di un lento cammino

E' dolcezza, è fragilità, è la forza di stare ancora per mano. Resto a guardarli, fermo l'immagine, la lascio vibrare nel cuore. Camminano assieme, uno a sorreggere l'altro, lo sguardo di latte degli anni che passano, il passo incerto, senza un futuro, una meta alla quale aspirare. L'unica certezza è la sua mano, stretta in quella dell'altra. Gli anni li hanno resi sensibili alla luce, ai raggi troppo caldi del sole, ombre crudeli sui volti han scavato nel loro profondo, raggiungendo le nicchie del cuore. Mani rugose, segnate dal tempo si cercano, per non lasciare che l'altro si possa far male. Fragili come il cristallo si stringono in un dolcissimo complice abbraccio. Un lontano silenzio li unisce, mentre sommesse parole disegnano il loro futuro, che futuro non è. I vecchi hanno pudore dei loro pensieri, quando sanno di esser guardati. Sorridono, di tanto in tanto, come se la loro storia fosse uno scrigno prezioso. Un piede davanti all'altro, c

Fragili costruzioni

Non possiedo. Non ho predisposizione al possedere alcunchè. Non ho la necessità di sentirmi sicura sapendo di avere qualcosa di mio, qualcosa di materiale. Ho una casa, o per meglio dire, sarò completamente una padrona di casa fra qualche decennio. Ho inziato a pagarne i primi mattoni da poco. E' mia. E' la rappresentazione della mia nuova vita. Davvero è così? E' ciò che ho, che posseggo, che definisce la persona che sono? E' certamente il posto dove svegliarmi, compiere gesti quotidiani, adornare secondo un immagine che mi faccia star bene. Il luogo dove sognare, aprire gli occhi al sole oppure chiuderli fra una goccia e l'altra d'acqua piovana, brillante dal mio lucernario. E' il debito che ho verso la vita, il mattone sicuro a rappresentare me stessa? Si, la casa è importante. E' il luogo dove tornare e stare al sicuro, sognare, accogliere. Ma è casa ovunque io possa sentire il mio corpo vibrare. Fosse anche sul ciglio di un fiume o nel vento d'

UN EURO PER IL GIAPPONE

E' una buona iniziativa. Se vi interessa potete riportare il link sulla vostra pagina, contribuire con uno scritto ed aiutare la popolazione giapponese. Un abbraccio a tutti. Joh http://www.autoriperilgiappone.eu/?page_id=794

FERMATI!

Fermati! Fermarsi per qualche istante, respirare profondamente, con tutta la calma possibile. Sentire la brezza dell'aria accarezzarci le guance, morbidamente, come le mani di un tenero amante. Sedersi sull'erba, farsi pervadere dall'odore intenso dell'umida terra che ci entra nel corpo ed avvertire un intensa sensazione di pace, lunghissimi istanti di pace assoluta. Guardare le nuvole rincorrersi alte nel cielo e sentirci sospesi fra i loro racconti mutevoli, immagini bianche di favole perse nel tempo. Il vuoto assoluto. Non un pensiero a stordirci la mente. Solo il caldo abbraccio del vento. Sentirsi orfani del nostro dolore, in un intenso e languido abbandono, come se anche noi fossimo parte del vento, del sole, del granello di terra. Provare a sentire stupore nel vedere il rientro delle rondini a casa, come se il loro migrare ci appartenesse, figli di un comune universo. Eccoci, parte della natura, stelo del fiore, acqua nel fosso e gemma sul ramo. Prim

La solitudine delle grandi menti

Sentirsi soli, cosa significa? Forse avere paura del buio? Forse sapere di non avere un futuro, o forse aspettarsi che qualcuno ci risollevi e ci riporti verso qualcosa, una cosa qualsiasi ma che rappresenti l'amore? Amore, una parola bistrattata, usata spesso come stendardo, quasi si fosse noi soli dalla parte dei giusti e tutti gli altri fossero il nemico. Non siamo amati, nessuno ci vuole, reietti di una società senza principi. E' questo l'amore? Avere qualcuno che si occupi di noi? Che ci accompagni silenziosamente e che ad un nostro cenno ci riempia le nostre voragini? Lontana dall'essere maestra in fatto di amore, sento la pesantezza di chi sventola il proprio vessillo luttuoso, il proprio bisogno . Volere amore, volere comprensione, volere a tutti i costi... ed essere sordi e ciechi ad ogni piccolo approccio, tanta è la nostra superiorità, tanta è il nostro egocentrismo. Dolore. Certo, si prova dolore e disperazione. Come non condividere la sofferenza di

Donne in rinascita

Più dei tramonti , più del volo di un uccello, la cosa meravigliosa in assoluto è una donna in rinascita. Quando si rimette in piedi dopo la catastrofe, dopo la caduta. Che uno dice: è finita. No, non è mai finita per una donna. Una donna ricomincia sempre, anche quando non ci crede, anche se non vuole. Non parlo solo dei dolori immensi, di quelle ferite da mina anti-uomo che ti fa la morte o la malattia. Parlo di te, che questo periodo non finiva più, che ti stavi giocando l'esistenza in un lavoro difficile, che ogni mattina era un esame, peggio che a scuola. Te, implacabile arbitro di te stessa, che decidevi se eri all'altezza o se ti dovevi condannare. Così ogni giorno; e questo noviziato non finiva mai. Ed eri tu che lo facevi durare. Oppure parlo di te, che hai paura anche solo di dormirci, con un uomo; che sei terrorizzata che una storia ti tolga l'aria, che non flirti con nessuno perché hai il terrore che qualcuno s'infiltri nella tua vita. Peggio: se ci rima

Sensazioni... solo sensazioni

E come non fidarsi del proprio istinto, quando lo senti scorrere nelle vene come se fosse lava incandescente? Guardi la tua vita, spettatrice pagante, proiettata sullo schermo. Colori forti, colori a cera e la musica che a tratti accompagna le immagini. Ecco, in poche riprese tutto ciò che ti è accaduto in un percorso di un anno ma che ha avuto il fremito di un battito d’ali. Un clic… e tutto è avvenuto. Tempo illimitato, tempo sfuggente. Come non capire quanto importante sia stato questo istante infinito? Come non essere felice dei momenti struggenti e di quelli esaltanti? E’ capitato a me. Non posso che esserne grata. Vedo le immagini chiare, gli eventi, le conquiste ed il dolore scivolare via, cementificando le fragilità e sciogliendo la durezza del mio animo. Davvero ho fatto tutto questo? Davvero tutto questo è accaduto? Pochissimo tempo e tempo senza confine. Ho imparato a sorreggermi, sto imparando a vedermi con occhi diversi, sto guardando un immagine chiara che p

Considerazioni “quasi”a freddo

Ho scritto parecchio nel mio libro su di me, ma mai avrei pensato di raccontare una guerra. Mi è esplosa fra le mani ed è risuonata deflagrando nella testa e nel cuore attraverso poche parole dette: “Mamma, ci stanno abbandonando”, e poi ancora: “Mamma… se riusciremo a tornare…” Sono parole che una madre non dovrebbe mai sentir dire dai propri figli. Eppure è andata così. Loro risiedono in un quartiere a circa dieci chilometri dal centro di Tripoli. E’ un piccolo paradiso, casette che si affacciano sul mare, pochi essenziali negozi: un minimarket, il medico, la farmacia. Li vivono tante famiglie, tantissimi bambini, tutti espatriati, tutti lavoratori in quella terra dove il deserto si sta mangiando la vita e l’intonaco… grigio, dello stesso colore della polvere. La risonanza di ciò che sta accadendo la rende secca al telefono. Mi chiede di parlarle in codice, come nei film, perché sono controllati e non possono parlare chiaramente: “Com’è il mare li da voi?” “Sta inizia

sono tornati

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Il rientro della mia famiglia Il rientro

In attesa di un ritorno

Le notizie non sono confortanti. Anzi. Era un delirio annunciato. Da giorni le parole si rincorrevano, le immagini si tingevano di colori variabili dal rosa scuro al rosso sangue. Quel rosso che da giorni bagna le terre del Nord Africa. Stamattina ho sentito la sua voce. Non era quella solita, non era quella che da qualche giorno scherzava dicendomi: "stai tranquilla, qui siamo al sicuro". Oggi mi ha detto: "mamma, ci hanno abbandonati". E' in parte vero. Loro sono gli insegnanti, italiani, dei figli dei dipendenti di una grande società petrolifera. Questa mattina hanno imbarcato su di un loro aereo privato ed hanno portato via tutti gli italiani. Tutti, tranne loro. Quei responsabili, loro amici, che hanno omesso di dir loro "guardate, domani arriva un aereo". No, l'aereo è partito questa mattina, senza di loro. E' l'ambasciata che ora deciderà. Agli italiani che lavorano all'estero vien tolto loro il passaporto perchè hanno diritto a

Ci risiamo

E' tornata, la sottile agitazione. Quella che mi teneva insonne a guardare lo schermo spento del televisore. Quella di qualche anno fa. Quella di quando aprivi i quotidiani ed ogni volta giungevano notizie sconfortanti. Il panico... bieco ed infido compagno. Non per me. Io vivo in un paese dove tutto pare tranquillo, dove la pizza, la mafia ed il mandolino sono le nostre carte di presentazione all'estero. L'estero. E' quello che mi spaventa. La mente, terribile compagna, attiva, a volte troppo. Arriva prima del ragionamento costruttivo, vola ed immagina tragedie. Non posso razionalizzare, è più forte di me. Ma come essere tranquilli in un momento dove l'effetto domino delle guerriglie e delle rivolte era già nell'aria. E tu rivivi i momenti in cui la sentivi al telefono, serena, che cercava di calmarti, mentre in lontananza gli spari dei fucili si facevano sentire. L'Africa... un mondo meraviglioso dove la morte gioca con l'uomo, tenendolo saldamente pe

Stylish Blogger Award

Ringrazio di cuore Lilly per avermi assegnato lo Stylish Blogger Award e contraccambio la stima e l'affetto non solo come blogger ma come donna ed amica. Questo Blog è cresciuto come un bambino, nutrito, dissetato, amato ed in cambio ho ricevuto la forza per renderlo, in parte, pagine da sfogliare, nido per accogliere gli amici, scuola per imparare dalle parole altrui. Di tutto questo... grazie anche a voi! Il regolamento prevede che vi dia sette informazioni su di me: 1) Chi sono? Sono prima di tutto la frase che maggiormente mi rappresenta: "Io sono la mia voglia di essere, io sono il coraggio di chiedere anche quando è illecito farlo, io sono parole indicibili e frasi d'amore, io resto quella che sono ... una donna che chiede, che scrive, che vive" 2) Sono una donna che ha deciso di ricominciare partendo da se stessa, attraverso i propri desideri. Perchè bisogna vivere ora. 3) Sono "bipolare": allegra e seria , trasgressiva e tradizionale, fantasi

Un ringraziamento ad un Blog speciale

Ringrazio Paperblog per aver pubblicato il mio post "La forza delle donne" . Una sorpresa inaspettata, che mi ha commossa. Grazie Joh

La forza delle donne

Non so come sono arrivata fino a questo punto. Credevo di non farcela. Ho tirato un lungo, infinito, sospiro ed ho iniziato a fare, organizzare, prendere e lasciare. Ho teso la mia vita come una corda di violino, sapendo che quello che sentivo era musica, malgrado la mia difficoltà nel pizzicarne le corde. Quando sei in corsa e sai che devi arrivare alla fine, le forze che credevi nascoste si ampliano, ti abbracciano, ti sorreggono. La vita si dipana dal suo groviglio, nodo dopo nodo, fino a formare l’arazzo che avevi immaginato. I colori si manifestano brillanti, al tatto la trama da ruvida diventa seta sotto le tue piccole dita. Fanno male, a volte bruciano. Il filo diventa corda ruvida e tu cerchi di tenderla quasi allo stremo delle forze. Non devi cedere… sei quasi alla fine. Speri che le giornate si allunghino, non solo nel loro chiarore, ma che possano raddoppiare anche nelle ore. Hai bisogno di tempo per portare a termine il tuo lavoro. Vorresti una strada liscia sulla quale

AUSMERZEN

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Yousou N'Dour - "7 seconds" Boul ma sene, boul ma guiss madi re nga fokni mane Khamouma li neka thi sama souf ak thi guinaw Beugouma kouma khol oaldine yaw li neka si yaw mo ne si man, li ne si mane moye dilene diapale (...)And when a child is born into this world It has no concept Of the tone it's skin living in (...)

Un saluto particolare

Questa è la lettera che ho inviato al sindaco della mia città. Dopo 40 anni.... il mio addio a questa città. Mi sono trasferita da Milano a San Donato che ero una bambina. L'utlima curva di via Kennedy era ancora in costruizione e di fianco al mio palazzo, quello al civico 26, solo le fondamenta di altre case in costruzione. Dal fondo della via solo i campi. La mia scuola media era quella di Via Agadir, nella mitica sezione A. Potessi farlo, abbraccerei la Professoressa Arietti, la donna che, dopo mio padre, mi ha fatto tanto amare la letteratura. Ricordo ancora tutti i libri che leggevamo in classe, il loro profumo e l'entusiasmo che infondeva nel raccontare i personaggi e le vicende. Grazie a lei ho avuto il coraggio di iniziare a scrivere anch'io e ritagliarmi un piccolissimo posto fra gli scrittori dilettanti. Giocavo in cortile con i miei amici vicini di casa ma il “cuore” dei miei giorni erano i negozi di Via Alfonsine dove le “Compagnie” si riunivano, dove si